venerdì 10 ottobre 2008

La costituzione oggi


 

Qualche giorno fa sono stato ad un convegno in occasione dei 60 anni della costituzione italiana.

Gli autorevoli relatori hanno iniziato ricordando come la novità principale da difendere della nostra carta costituzionale era data dalla sua rigidità. Occorre applicare fedelmente l'art. 138 e ottenere quindi il consenso almeno dei due terzi del Parlamento per poter modificare la Carta, senza ricorrere al referendum confermativo, che in caso contrario andrebbe a mio avviso reso obbligatorio. Tutti i tipi di referendum pongono però un grave problema di informazione del corpo elettorale che è chiamato ad esprimersi e non sempre è cosciente di quello che effettivamente va a votare. I relatori erano concordi anche nell'escludere la necessità del referendum per la ratifica dei trattati internazionali e sostanzialmente sono d'accordo, tenendo conto della lettera e dello spirito della costituzione, ma si poteva fare un eccezione per il Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa, se la si voleva considerare una vera Costituzione. Le competenze dell'Unione Europea pongono anche un problema di creazione di una vera base giuridica dell'Ordinamento interno per permettere all'Unione di esercitare la sua azione, senza che la Corte di Giustizia debba sempre rimodellare il principio del primato del diritto comunitario su quello nazionale, o forzare alcune interpretazioni dei conflitti sorti tra le Corti supreme nazionali e la Corte di Giustizia.

Dopo aver ricostruito la nascita e lo sviluppo dei principi fondamentali della Carta, i relatori si sono soffermati sull'effettiva applicazione odierna del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e sull'incidenza che il sistema partitico ed elettorale italiano ha, sull'effettiva possibilità degli elettori di scegliere i candidati da eleggere. Il lodo Alfano da una parte e la legge elettorale che prevede le liste bloccate dall'altra, non facilitano a mio avviso l'applicazione di questi principi. Il recente rinvio del lodo alla Consulta, anche se non credo che otterrà nessun risultato perché tale legge è stata approvata dopo i rilievi del Capo dello Stato e della stessa Corte, ha evidenziato la difficoltà che i giudici hanno ad applicare questa norma.

Le liste bloccate potrebbero anche violare il principio costituzionale del divieto di mandato imperativo dei parlamentari, perché è impensabile che gli eletti non siano sottoposti alla disciplina di partito, considerato che sono i vertici del partito stesso a scegliere quali persone far eleggere. Inoltre a mio avviso si perde anche il legame tra eletto e comunità che lo elegge ed è abbastanza assurda anche la diversa base di attribuzione del premio di maggioranza tra Camera e Senato, perché il premio si può attribuire su base regionale anche considerando l'intera nazione.

C'è stato un dibattito anche sul metodo di governare dell'attuale esecutivo, riconoscendo l'abuso della decretazione d'urgenza e l'impossibilità di un dibattito aperto con l'opposizione in parlamento. La mancata reazione della gente a questa situazione, a mio parere è dovuta al fatto che troppo spesso in questi anni l'opposizione non ha saputo rispondere all'azione governativa con delle contro proposte concrete e ora che ci stanno riuscendo, la società civile non lo capisce molto ed è attratta dalle doti di grande comunicatore del premier. La voglia di efficienza di efficacia e di celerità nelle decisioni ha portato al terremoto elettorale di aprile, senza tuttavia portare alla modifica di alcune regole, a cominciare dai regolamenti parlamentari, che avrebbero permesso all'opposizione di far sentire meglio la sua voce. Questo ha costituito uno spunto per analizzare il ruolo e le funzioni degli organi di Garanzia, in questa nuova situazione. Le ultime dichiarazioni del premier sulla Corte costituzionale, sono state giudicate sconcertanti, perché un eventuale incostituzionalità del lodo Alfano, non può portare ad uno stravolgimento della Consulta come si auspica Berlusconi. Io trovo abbastanza giusta la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri che si vorrebbe introdurre, ma il controllo di legittimità sulle leggi ha delle caratteristiche precise che sostituiscono uno dei contrappesi del potere giudiziario su quello legislativo. A questo proposito a mio parere occorre rafforzare il sistema dei contrappesi tra poteri, proprio in questo momento in cui sembra affermarsi una vera democrazia dell'alternanza.

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